Storia
Duemila anni e non sentirli
Fondata da veterani dell’imperatore Ottaviano Augusto nell’ultimo quarto del I secolo a.C. nella media valle del Tanaro, in antico corrispondente alla Liguria interna, Augusta Bagiennorum era di importanza strategica per il controllo del transito tra la pianura padana, il mare, le valli degli affluenti del Po ed i valichi alpini.
I resti si trovano nella piana della Roncaglia, a circa due km dall’abitato di Bene Vagienna e furono riportati alla luce tra il 1892 e il 1909 dagli scavi degli studiosi benesi Giuseppe Assandria e Giovanni Vacchetta nel contesto di un’impresa archeologica dal sapore avventuroso e romantico. I due affittarono durante la stagione invernale i terreni dai contadini: dopo i lavori di scavo, che consentirono di mappare e ricostruire la struttura della città e determinarono il ritrovamenti di preziosi reperti, oggi esposti nell'area museale. Al termine della campagna, provvidero a fsr reinterrare quanto emerso e a restituire la terra ai proprietari per la coltivazione. Oggi gli esperti affermano infatti che le tecniche di scavo adottate dai due erano ormai largamente superate. Tuttavia, disponendo di risorse davvero ingenti, fu loro possibile pagare la notevole quantità di manodopera necessaria, ottenendo risultati al di là di ogni attesa. Le campagne di scavo condotte negli anni Cinquanta del Novecento hanno consentito di riportare in superficie i resti del teatro, della basilica e dell'acquedotto, mentre quelle più recenti ci permettono di ammirare parte della struttura dell'anfiteatro e del tempio, dove sono stati ritrovati i testi di sepolture di epoca medievale. Sono tuttora in corso campagne di scavo.
Dagli scavi sono emersi i resti di una città che aveva una superficie di poco più di 21 ettari, delimitata da un fossato e da un terrapieno con palificata lignea, torri angolari in muratura e porte monumentali ai due accessi. La fondazione da parte diell'imperatore Ottaviano Augusto di Augusta Bagiennorum, verso la fine del I secolo a.C., si colloca nell'ambito di un piano di ripopolamento del territorio che ha visto, nello stesso periodo la fondazione di Augusta Taurinorum (Torino) e Augusta Praetoria (Aosta). La città, poco distante da altri due centri romani pià antichi - Alba e Pollenzo - non era protetta da mura fortificate, ma da un vallo, cioè da un fossato, e da un terrapieno, segnato gli angoli da torri.
L'area pubblica della città era costituita dal foro, una vasta piazza rettangolare circondata da botteghe e portici. Su un lato sorgeva il tempio, sull'altro la basilica, al cui interno si svolgevano attività giurisdizionali e amministrative. Imponenti erano le strutture del teatro e dell'anfiteatro ed erano presenti anche qui le Terme, la cui struttura è visibile nel Museo Civico Archeologico.
Il percorso di visita (attrezzato con pannelli esplicativi con la ricostruzione degli ambienti originali) segue la strada campestre che parte dalla chiesetta di San Pietro. I reperti trovati nell’area archeologica sono stati ordinati da Assandria e Vacchetta nel Museo Civico Archeologico ospitato in Palazzo Lucerna di Rorà. La valorizzazione del sito e del Museo è affidata ad ARCHEA - Archeologia didattica e sperimentale, che ogni anno accoglie centinaia di ragazzi accompagnandoli alla scoperta della civiltà dell'Impero Romano attraverso divertenti attività.